mercoledì 5 dicembre 2012

Deuteronomio - introduzione al libro


Definito dai Giudei come “la quinta parte della legge”, il libro del Deuteronomio viene considerato “il libro dell’ubbidienza”. Esso completa il “Pentateuco” ovvero i primi cinque libri che compongono la Bibbia (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio). È stato scritto da Mosè e l’autenticità spirituale del libro viene confermata da Cristo Gesù con molte citazioni. Letteralmente il termine “Deuteronomio” dovrebbe significare “questa è la copia delle legge”. In esso, infatti, troviamo la ripetizione della legge mosaica alla nuova generazione israelita che era appena uscita dal deserto e aveva come obiettivo la conquista della terra di Canaan. È bene chiarire che non si tratta di “una nuova legge” o di “una seconda legge” ma bensì di una riesposizione della legge già precedentemente data al popolo, alla nuova generazione che era, praticamente, cresciuta nel deserto.
In questo libro si parla quindi di UBBIDIENZA: ubbidienza a Dio ovviamente, ai Suoi precetti che rendono chi li mette in pratica con cuore onesto e puro, un vero cristiano, un buon cittadino, un buon padre di famiglia ecc… .
Il libro del Deuteronomio contempla la bontà di Dio e la Sua giustizia, la Sua serietà e anche severità. Un padre giustamente severo che educa il figlio, è un buon padre perché ha a cuore la vita e la rettitudine del  proprio figliuolo.
Molto interessante considerare che il Signore Gesù citò i versi del Deuteronomio quando respinse la disubbidienza suggerita dal tentatore (Matteo 4:1-11; Luca 4:1-13; Deuteronomio 8:3; 6:13,16 e 10:20); Egli ci ha dato l’esempio di come l’ubbidienza perfetta riflette la perfetta sottomissione al Padre celeste.
In un mondo ribelle ed orgoglioso di esserlo, “ubbidire” è un termine che già solo a sentirlo pronunciare crea in molti una sorta di oppressione… Vi è ribellione intorno a noi. L’apostolo Paolo, scrive per lo Spirito Santo:
“Or sappi questo: negli ultimi giorni verranno tempi difficili; perché gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, irreligiosi, insensibili, sleali, calunniatori, intemperanti, spietati, senza amore per il bene, traditori, sconsiderati, orgogliosi, amanti del piacere anziché di Dio, aventi l'apparenza della pietà, mentre ne hanno rinnegato la potenza.” (2Timoteo 3:1-5)
Non è questa forse una chiara descrizione dell’effetto della disubbidienza ai santi precetti divini? È scritto, infatti
“Chiunque commette il peccato trasgredisce la legge: il peccato è la violazione della legge.” (1Giovanni 3:4)
Dio ci aiuti!
Possiamo dire a chiare lettere che tutto dipende dall’ubbidienza a Dio: la prosperità (che non è necessariamente essere strapieni di soldi); la felicità, la pace, la terra promessa, la vittoria sui nemici, la vita stessa dipende dall’ubbidienza. La benedizione di Dio è la ricompensa per chi gli ubbidisce; la maledizione è il risultato della disubbidienza. La benedizione di Dio sulla nostra vita è condizionata dalla nostra ubbidienza alla Sua Parola:
“Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.” (Matteo 7:21)
In questo breve scritto, vorrei solo condividere, in maniera semplice, la bellezza e la “convenienza” – passatemi questo termine – che c’è nell’ubbidire alla Sacra Parola di Dio.
C’è una premessa obbligatoria da fare: un ubbidienza artificiale e meccanica ai precetti divini non porterà nessuna benedizione. Leggiamo questa significativa storia descritta nel vangelo:
“Un tale si avvicinò a Gesù e gli disse: «Maestro, che devo fare di buono per avere la vita eterna?» Gesù gli rispose: «Perché m'interroghi intorno a ciò che è buono? Uno solo è il buono. Ma se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». «Quali?» gli chiese. E Gesù rispose: «Questi: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso. Onora tuo padre e tua madre, e ama il tuo prossimo come te stesso». E il giovane a lui: «Tutte queste cose le ho osservate; che mi manca ancora?» Gesù gli disse: «Se vuoi essere perfetto, va', vendi ciò che hai e dàllo ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli; poi, vieni e seguimi». Ma il giovane, udita questa parola, se ne andò rattristato, perché aveva molti beni.” (Matteo 19:16-22)
Se vuoi essere perfetto… Gesù ti dice: seguimi! Potresti imparare a memoria tutta la legge biblica e tentare di metterla in pratica in maniera forzata… ma non servirà a nulla: “Se uno non è nato di nuovo non può vedere il Regno di Dio” (Giovanni 3:3). Accetta Cristo come personale salvatore! Confessa a Lui il peccato e abbandonalo, troverai misericordia (Proverbi 28:13) e allora sarà piacevole ubbidire alla volontà di Dio, ed Egli gradirà le tue opere.
In realtà, c’è un comandamento preliminare a cui siamo chiamati ad ubbidire:
“Dio dunque, passando sopra i tempi dell'ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano” (Atti 17:30)